martedì 15 novembre 2011

La tragedia di Alessio e Flaminia: Lucidi presto libero

Potrebbe passare le vacanze di Natale a casa Stefano Lucidi, l'uomo che a bordo della sua Mercedes nel maggio del 2008 uccise Alessio Giuliani e Flaminia Giordani, due fidanzati in sella ad uno scooter. Quella maledetta sera di maggio di tre anni fa Lucidi, tossicodipendente a cui era stata ritirata la patente, in preda ad un attacco di rabbia in seguito ad un litigio con la sua compagna, seduta accanto a lui, passò a 90 km/h col rosso all'incrocio tra via Nomentana e viale Regina Margherita, uccidendo i due fidanzati.
Non solo: Lucidi non si fermò nemmeno a prestare soccorso e fu fermato solo dopo qualche giorno. In primo grado era stata confermata la richiesta del pubblico ministero, 10 anni di reclusione. In appello, però, la pena fu ridotta a 5 anni, condanna confermata dalla Cassazione. Oggi, però, Lucidi potrebbe ottenere uno sconto per buona condotta e da dicembre potrebbe tornare a casa.
La beffa legislativa, in questo caso, è che se i tempi del processo si fossero allungati, Lucidi avrebbe rischiato molto di più: secondo una sentenza della Cassazione del febbraio scorso, infatti, uccidere passando col rosso è da considerare come omicidio volontario. E a luglio un rumeno, responsabile della morte di uno studente a nemmeno dieci metri dal luogo dell'uccisione di Alessio e Flaminia, è stato condannato a 15 anni.
L'ennesima vergogna tutta italiana è servita: a nulla è valso il precedente di Friedrich Vernarelli, che tra l'altro è stato compagno di cella di Lucidi in carcere. Vernarelli, figlio dell'ex capo dei vigili urbani di Roma ed ex presidente del XVII Municipio, rappresentante di centro-destra, aveva ucciso due turiste irlandesi a pochi passi da Castel Sant'Angelo. Ovviamente, Vernarelli non si fermò e proseguì, urtando anche due auto in sosta a piazza Adriana, per poi finire la sua fuga schiantandosi contro un cassonetto dell'immondizia ed un'auto parcheggiata a fianco. Vernarelli risultò positivo al test dell'etilometro e si scoprì presto che era un abitudinario dell'alta velocità, con l'hobby della ripresa video. Il padre, una persona importante, riuscì ad evitargli il carcere e Vernarelli se la cavò così con i domiciliari. Una persona del genere, in un paese non tanto civile ma semplicemente normale, dovrebbe essere in galera ma Vernarelli ha potuto continuare con le sue bravate: nel giugno 2011, davanti a un ristorante di viale delle Milizie, litigò con una coppia di mezza età. Nell'occasione, il dogo argentino (mica un Jack Russell o un bassotto) di Vernarelli, ovviamente senza guinzaglio, aggredì il cagnolino della coppia e ne nacque un diverbio. Lui, che aveva le stampelle, fu aggredito da Vernarelli e la moglie, intervenuta in soccorso, fu scaraventata a terra finendo poi per essere morsa dal dogo argentino, mentre Vernarelli aggrediva il marito con le stampelle. Dopo la lite, Vernarelli provò anche a scappare e ad opporre resistenza ai carabinieri. Un grande esempio, da parte di un ex dirigente della polizia municipale, che provò in entrambi i casi a far passare il figlio come un santo e una vittima.
Ripensandoci bene: visti questi precedenti, e tanti altri analoghi, avrà mica ragione la Lega quando chiede a gran voce l'introduzione del reato di omicidio stradale?

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