lunedì 14 novembre 2011

Non è la fine del berlusconismo

Nel momento tragico del passaggio dal governo Berlusconi al governo tecnico presieduto da Mario Monti, a Roma si sono viste scene alquanto patetiche.
Da un lato, i sostenitori di Berlusconi che lo hanno salutato ed acclamato con cori da stadio; dall'altro, le opposizioni che festeggiano come se di colpo tutti i problemi di questo paese fossero stati risolti. In realtà, uno dei periodi più duri della storia repubblicana è appena iniziato.
Il governo Monti ha un compito difficilissimo: quello di risollevare le sorti di un paese in piena crisi economica, operazione da effettuare con manovre di macelleria sociale che attanaglieranno i cittadini da qui al 2013. La speranza è che finalmente possano iniziare a pagare anche gli evasori fiscali e la casta dei politici: questo è tutto da vedere, ma intanto, finalmente, a capo dei ministeri si vedranno personaggi competenti.
I sostenitori di Berlusconi già puntano il dito contro Monti, chiamato ad un difficilissimo compito: operare misure che l'ex premier e la sua maggioranza hanno, nei fatti, dimostrato di non essere capaci di adottare. Eppure, le voci che si susseguono per strada o sul web fanno sorridere: "Sono un gruppo di vecchi massoni" (come se Berlusconi fosse giovane e trasparente); "Non rispondono al popolo né lo rappresentano" (vero, non sono stati eletti dal popolo, ma dubito che con la lista bloccata uno volesse farsi rappresentare in Parlamento da mafiosi e puttane, pardon, escort); "Berlusconi non ti ha fatto pagare di più" (e l'IVA al 21%, che grava sui consumi, chi l'ha portata in estate?).
Ci aspettano tempi duri, lacrime e sangue. Berlusconi lascia l'incarico a Monti mentre c'è chi grida allo scandalo e al complotto europeo. Di vero c'è solo che d'ora in avanti regnerà il malcontento. La stragrande maggioranza degli italiani ha sempre pagato e ora lo dovrà fare ancora di più. Terreno fertile per Berlusconi, che esce di scena molto bene (in fin dei conti, si è dimesso, e nessuno è riuscito a farlo cadere) e rischia, come nel 1994, di far leva sulla rabbia degli italiani. Che potrebbero anche dimenticare tante cose: ad esempio, che nel momento in cui si potevano intraprendere azioni di contrasto alla crisi, questa sia stata sottovalutata e nascosta a lungo, e che mentre Berlusconi pensava solo al Lodo Alfano l'Italia restava per circa un anno senza un ministro dello Sviluppo Economico, dopo le dimissioni dello scandaloso Scajola. In futuro Berlusconi potrà ripetere uno dei motivi a lui più cari: "Non vi ho messo le mani in tasca, sono stati i tecnici". E allora la storia potrebbe ripetersi, se le opposizioni, che siano centro-sinistra o terzo polo, rimanessero ancora nelle braccia di Morfeo. Per questo non è la fine del berlusconismo e le opposizioni che oggi festeggiano si stanno illudendo. Come sempre, del resto...

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