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venerdì 2 dicembre 2011
martedì 15 novembre 2011
La tragedia di Alessio e Flaminia: Lucidi presto libero
Potrebbe passare le vacanze di Natale a casa Stefano Lucidi, l'uomo che a bordo della sua Mercedes nel maggio del 2008 uccise Alessio Giuliani e Flaminia Giordani, due fidanzati in sella ad uno scooter. Quella maledetta sera di maggio di tre anni fa Lucidi, tossicodipendente a cui era stata ritirata la patente, in preda ad un attacco di rabbia in seguito ad un litigio con la sua compagna, seduta accanto a lui, passò a 90 km/h col rosso all'incrocio tra via Nomentana e viale Regina Margherita, uccidendo i due fidanzati.
Non solo: Lucidi non si fermò nemmeno a prestare soccorso e fu fermato solo dopo qualche giorno. In primo grado era stata confermata la richiesta del pubblico ministero, 10 anni di reclusione. In appello, però, la pena fu ridotta a 5 anni, condanna confermata dalla Cassazione. Oggi, però, Lucidi potrebbe ottenere uno sconto per buona condotta e da dicembre potrebbe tornare a casa.
La beffa legislativa, in questo caso, è che se i tempi del processo si fossero allungati, Lucidi avrebbe rischiato molto di più: secondo una sentenza della Cassazione del febbraio scorso, infatti, uccidere passando col rosso è da considerare come omicidio volontario. E a luglio un rumeno, responsabile della morte di uno studente a nemmeno dieci metri dal luogo dell'uccisione di Alessio e Flaminia, è stato condannato a 15 anni.
L'ennesima vergogna tutta italiana è servita: a nulla è valso il precedente di Friedrich Vernarelli, che tra l'altro è stato compagno di cella di Lucidi in carcere. Vernarelli, figlio dell'ex capo dei vigili urbani di Roma ed ex presidente del XVII Municipio, rappresentante di centro-destra, aveva ucciso due turiste irlandesi a pochi passi da Castel Sant'Angelo. Ovviamente, Vernarelli non si fermò e proseguì, urtando anche due auto in sosta a piazza Adriana, per poi finire la sua fuga schiantandosi contro un cassonetto dell'immondizia ed un'auto parcheggiata a fianco. Vernarelli risultò positivo al test dell'etilometro e si scoprì presto che era un abitudinario dell'alta velocità, con l'hobby della ripresa video. Il padre, una persona importante, riuscì ad evitargli il carcere e Vernarelli se la cavò così con i domiciliari. Una persona del genere, in un paese non tanto civile ma semplicemente normale, dovrebbe essere in galera ma Vernarelli ha potuto continuare con le sue bravate: nel giugno 2011, davanti a un ristorante di viale delle Milizie, litigò con una coppia di mezza età. Nell'occasione, il dogo argentino (mica un Jack Russell o un bassotto) di Vernarelli, ovviamente senza guinzaglio, aggredì il cagnolino della coppia e ne nacque un diverbio. Lui, che aveva le stampelle, fu aggredito da Vernarelli e la moglie, intervenuta in soccorso, fu scaraventata a terra finendo poi per essere morsa dal dogo argentino, mentre Vernarelli aggrediva il marito con le stampelle. Dopo la lite, Vernarelli provò anche a scappare e ad opporre resistenza ai carabinieri. Un grande esempio, da parte di un ex dirigente della polizia municipale, che provò in entrambi i casi a far passare il figlio come un santo e una vittima.
Ripensandoci bene: visti questi precedenti, e tanti altri analoghi, avrà mica ragione la Lega quando chiede a gran voce l'introduzione del reato di omicidio stradale?
Non solo: Lucidi non si fermò nemmeno a prestare soccorso e fu fermato solo dopo qualche giorno. In primo grado era stata confermata la richiesta del pubblico ministero, 10 anni di reclusione. In appello, però, la pena fu ridotta a 5 anni, condanna confermata dalla Cassazione. Oggi, però, Lucidi potrebbe ottenere uno sconto per buona condotta e da dicembre potrebbe tornare a casa.
La beffa legislativa, in questo caso, è che se i tempi del processo si fossero allungati, Lucidi avrebbe rischiato molto di più: secondo una sentenza della Cassazione del febbraio scorso, infatti, uccidere passando col rosso è da considerare come omicidio volontario. E a luglio un rumeno, responsabile della morte di uno studente a nemmeno dieci metri dal luogo dell'uccisione di Alessio e Flaminia, è stato condannato a 15 anni.
L'ennesima vergogna tutta italiana è servita: a nulla è valso il precedente di Friedrich Vernarelli, che tra l'altro è stato compagno di cella di Lucidi in carcere. Vernarelli, figlio dell'ex capo dei vigili urbani di Roma ed ex presidente del XVII Municipio, rappresentante di centro-destra, aveva ucciso due turiste irlandesi a pochi passi da Castel Sant'Angelo. Ovviamente, Vernarelli non si fermò e proseguì, urtando anche due auto in sosta a piazza Adriana, per poi finire la sua fuga schiantandosi contro un cassonetto dell'immondizia ed un'auto parcheggiata a fianco. Vernarelli risultò positivo al test dell'etilometro e si scoprì presto che era un abitudinario dell'alta velocità, con l'hobby della ripresa video. Il padre, una persona importante, riuscì ad evitargli il carcere e Vernarelli se la cavò così con i domiciliari. Una persona del genere, in un paese non tanto civile ma semplicemente normale, dovrebbe essere in galera ma Vernarelli ha potuto continuare con le sue bravate: nel giugno 2011, davanti a un ristorante di viale delle Milizie, litigò con una coppia di mezza età. Nell'occasione, il dogo argentino (mica un Jack Russell o un bassotto) di Vernarelli, ovviamente senza guinzaglio, aggredì il cagnolino della coppia e ne nacque un diverbio. Lui, che aveva le stampelle, fu aggredito da Vernarelli e la moglie, intervenuta in soccorso, fu scaraventata a terra finendo poi per essere morsa dal dogo argentino, mentre Vernarelli aggrediva il marito con le stampelle. Dopo la lite, Vernarelli provò anche a scappare e ad opporre resistenza ai carabinieri. Un grande esempio, da parte di un ex dirigente della polizia municipale, che provò in entrambi i casi a far passare il figlio come un santo e una vittima.
Ripensandoci bene: visti questi precedenti, e tanti altri analoghi, avrà mica ragione la Lega quando chiede a gran voce l'introduzione del reato di omicidio stradale?
lunedì 14 novembre 2011
Non è la fine del berlusconismo
Nel momento tragico del passaggio dal governo Berlusconi al governo tecnico presieduto da Mario Monti, a Roma si sono viste scene alquanto patetiche.
Da un lato, i sostenitori di Berlusconi che lo hanno salutato ed acclamato con cori da stadio; dall'altro, le opposizioni che festeggiano come se di colpo tutti i problemi di questo paese fossero stati risolti. In realtà, uno dei periodi più duri della storia repubblicana è appena iniziato.
Il governo Monti ha un compito difficilissimo: quello di risollevare le sorti di un paese in piena crisi economica, operazione da effettuare con manovre di macelleria sociale che attanaglieranno i cittadini da qui al 2013. La speranza è che finalmente possano iniziare a pagare anche gli evasori fiscali e la casta dei politici: questo è tutto da vedere, ma intanto, finalmente, a capo dei ministeri si vedranno personaggi competenti.
I sostenitori di Berlusconi già puntano il dito contro Monti, chiamato ad un difficilissimo compito: operare misure che l'ex premier e la sua maggioranza hanno, nei fatti, dimostrato di non essere capaci di adottare. Eppure, le voci che si susseguono per strada o sul web fanno sorridere: "Sono un gruppo di vecchi massoni" (come se Berlusconi fosse giovane e trasparente); "Non rispondono al popolo né lo rappresentano" (vero, non sono stati eletti dal popolo, ma dubito che con la lista bloccata uno volesse farsi rappresentare in Parlamento da mafiosi e puttane, pardon, escort); "Berlusconi non ti ha fatto pagare di più" (e l'IVA al 21%, che grava sui consumi, chi l'ha portata in estate?).
Ci aspettano tempi duri, lacrime e sangue. Berlusconi lascia l'incarico a Monti mentre c'è chi grida allo scandalo e al complotto europeo. Di vero c'è solo che d'ora in avanti regnerà il malcontento. La stragrande maggioranza degli italiani ha sempre pagato e ora lo dovrà fare ancora di più. Terreno fertile per Berlusconi, che esce di scena molto bene (in fin dei conti, si è dimesso, e nessuno è riuscito a farlo cadere) e rischia, come nel 1994, di far leva sulla rabbia degli italiani. Che potrebbero anche dimenticare tante cose: ad esempio, che nel momento in cui si potevano intraprendere azioni di contrasto alla crisi, questa sia stata sottovalutata e nascosta a lungo, e che mentre Berlusconi pensava solo al Lodo Alfano l'Italia restava per circa un anno senza un ministro dello Sviluppo Economico, dopo le dimissioni dello scandaloso Scajola. In futuro Berlusconi potrà ripetere uno dei motivi a lui più cari: "Non vi ho messo le mani in tasca, sono stati i tecnici". E allora la storia potrebbe ripetersi, se le opposizioni, che siano centro-sinistra o terzo polo, rimanessero ancora nelle braccia di Morfeo. Per questo non è la fine del berlusconismo e le opposizioni che oggi festeggiano si stanno illudendo. Come sempre, del resto...
Da un lato, i sostenitori di Berlusconi che lo hanno salutato ed acclamato con cori da stadio; dall'altro, le opposizioni che festeggiano come se di colpo tutti i problemi di questo paese fossero stati risolti. In realtà, uno dei periodi più duri della storia repubblicana è appena iniziato.
Il governo Monti ha un compito difficilissimo: quello di risollevare le sorti di un paese in piena crisi economica, operazione da effettuare con manovre di macelleria sociale che attanaglieranno i cittadini da qui al 2013. La speranza è che finalmente possano iniziare a pagare anche gli evasori fiscali e la casta dei politici: questo è tutto da vedere, ma intanto, finalmente, a capo dei ministeri si vedranno personaggi competenti.
I sostenitori di Berlusconi già puntano il dito contro Monti, chiamato ad un difficilissimo compito: operare misure che l'ex premier e la sua maggioranza hanno, nei fatti, dimostrato di non essere capaci di adottare. Eppure, le voci che si susseguono per strada o sul web fanno sorridere: "Sono un gruppo di vecchi massoni" (come se Berlusconi fosse giovane e trasparente); "Non rispondono al popolo né lo rappresentano" (vero, non sono stati eletti dal popolo, ma dubito che con la lista bloccata uno volesse farsi rappresentare in Parlamento da mafiosi e puttane, pardon, escort); "Berlusconi non ti ha fatto pagare di più" (e l'IVA al 21%, che grava sui consumi, chi l'ha portata in estate?).
Ci aspettano tempi duri, lacrime e sangue. Berlusconi lascia l'incarico a Monti mentre c'è chi grida allo scandalo e al complotto europeo. Di vero c'è solo che d'ora in avanti regnerà il malcontento. La stragrande maggioranza degli italiani ha sempre pagato e ora lo dovrà fare ancora di più. Terreno fertile per Berlusconi, che esce di scena molto bene (in fin dei conti, si è dimesso, e nessuno è riuscito a farlo cadere) e rischia, come nel 1994, di far leva sulla rabbia degli italiani. Che potrebbero anche dimenticare tante cose: ad esempio, che nel momento in cui si potevano intraprendere azioni di contrasto alla crisi, questa sia stata sottovalutata e nascosta a lungo, e che mentre Berlusconi pensava solo al Lodo Alfano l'Italia restava per circa un anno senza un ministro dello Sviluppo Economico, dopo le dimissioni dello scandaloso Scajola. In futuro Berlusconi potrà ripetere uno dei motivi a lui più cari: "Non vi ho messo le mani in tasca, sono stati i tecnici". E allora la storia potrebbe ripetersi, se le opposizioni, che siano centro-sinistra o terzo polo, rimanessero ancora nelle braccia di Morfeo. Per questo non è la fine del berlusconismo e le opposizioni che oggi festeggiano si stanno illudendo. Come sempre, del resto...
venerdì 11 novembre 2011
Sfracelli d'Italia
1861-2011: 150 anni dopo la sua unità politica, quali sono le reali condizioni del paese? Questo blog ha la pretesa, forse eccessiva, di raccontare e provare a spiegare fatti e misfatti che accomunano, da nord a sud, un'intera nazione in crisi politica, economica e di identità.
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